Il segmento editoriale sta attraversando un declino nelle vendite, e questo già lo sapevamo, questo però comporta una perdita di occupazione in tutto l’indotto editoriale ai chioschi e in edicola così come nel mercato pubblicitario, calato del 17% soltanto nell’ultimo anno. La causa è da additare alle condizioni del mercato, dell’industria editoriale (ne parla persino Berlusconi ad ogni occasione che gli capita a tiro), insomma, si avvertono grosse nubi all’orizzonte.
Per fare un esempio di come vadano le cose intorno ai giornali Italia, basti pensare alla situazione in cui riversa l’industria cartaria. Infatti è notizia di oggi che sia in procinto di chiudere anche l’ultimo stabilimento della Burgo di Mantova, unico in Italia, che produceva ancora carta per quotidiani e riviste. In bilico ora, ci sono le speranze ed il futuro di 188 dipendenti, i quali si troveranno catapultati nella procedura di cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale con cessazione dell’attività produttiva, che grazie alla nuova legge varrà -se non sbaglio- per due anni e che non potrà essere più prorogata.
NOTA: Oltre a Mantova, Burgo aveva già iniziato lo scorso settembre la cassa integrazione per 153 lavoratori per un anno nel sito di Avezzano (AQ). Oltre alla non chiara situazione dei dipendenti dello stabilimento Burgo di Verzuolo in provincia di Cuneo.

Nel frattempo a Torino la tipografia di Don Bosco, la più antica tipografia della città che lui stesso fondò, chiude i battenti per sempre. Con la Scuola Grafica Salesiana se ne va un pezzo di storia della città. Nelle sale del Valdocco il silenzio prenderà il posto del ticchettare ritmico e disinvolto dei linotipisti, sostituiti negli ultimi anni dai dipendenti alla tastiera dei loro moderni Mac, mentre nei locali dove una volta i tipografi si accalcavano intorno vecchi bancali, torchi e casse dei caratteri ci sarà soltanto un malinconico vuoto.
NOTA: Nel 2012 Scuola Grafica Salesiana aveva festeggiato, con un volume, i 150 anni dalla fondazione.

 

 

E nel resto del mondo? Come va, come va?

I giornalisti dei noti settimanali d’informazione e di approfondimento presenti un po’ a tutte le latitudini del Novo Mondo (USA), nell’ultimo anno non si aspettano di certo aumenti di stipendio, semmai la previsione a breve termine sarà una graduale e drastica via verso tagli e licenziamenti. Le notizie che arrivano, raccontano di crisi a largo raggio in tutte le redazioni, partendo dal TIME passando dal New York Post fino ad arrivare al Wall Street Journal. Infatti, se da un lato la Lang ha portato ai suoi giornalisti dati positivi per quanto riguarda il Time, dall’altro, ha ammesso anche che il reddito operativo aziendale di tutto il segmento editoriale della Time Warner è calato del 38% nei primi nove mesi del 2012 scendendo a 220 milioni di dollari mentre i guadagni sono calati del 6% arrivando a 2.469 miliardi di dollari.
Questo dimostra di fatto, che tutte le realtà editoriali d’informazione nel mondo devono ancora trovare il metodo di fare profitti dagli utenti Web, e che la scelta ormai non si può più trascurare. Il perché? Semplice. Altrimenti si troveranno tutti per finire drammaticamente come il Guardian e il Newsweek (quest’ultimo per salvare la “baracca” buttatosi nell’avventura complessa e a dir poco pericolosa di proporsi esclusivamente su internet).
Di fatto il mercato oggi non perdona.
Beninteso, non tutto è distrutto, ovviamente ci sarà bisogno dello Stato, Regioni e Comuni oltre ad una spolverata -sostanziosa- di privato. Tutti dovranno essere protagonisti, uniti e agire in sinergia per proporre progetti comuni pronti a soddisfare il mercato e la sua voracità, con un occhio obbligato verso l’occupazione dei giovani. E questo proposito, non si può che citare il progetto che sta prendendo corpo proprio nelle vicinanze di Torino, per la precisione nell’area industriale di Moncalieri. Il “polo dell’editoria” vedrebbe la fusione della Nuova SATIZ di Alessandro Rosso e la CANALE di Borgaro che porterebbe il colosso industriale ad una forza lavoro di ben 600 dipendenti. Ci resta solo la speranza che tutta l’operazione – in cui sono coinvolti anche i sindacati- prenda luce senza intoppi a breve termine e che non sia l’ennesima fregatura a carico dei dipendenti per una futura riduzione del personale successiva all’avveduta fusione delle due aziende.

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